
La religiosità della terra va riscoperta dentro se stessi, nella sua matrice originaria e rinnovata ogni volta in cui ci si accorga di aver riaperto gli occhi al mattino,guardandosi intorno,ammirando un paesaggio o scoprendo che è intollerabile che tante devastazioni continuino.
La terra è evoluzione e regresso,declini e rinascita, inverni rapiti dal silenzio e primavere deflagranti, sfrontate,che tornano a turbare sensi ingialliti, spogli, i singhiozzi della memoria.La terra è metamorfosi. Come simbolo e realtà irrecusabile. E’ divenire, nella apparente e fallace fissità dell’essere.
All’estinguersi dell’uno,anche ogni apparente immobilità tornerà al nulla.Parola inconcludente, in fondo: poichè finchè la terra sarà tale e vivente non potrà darsi il vuoto,il nulla. Sia la sua tenebra o luce accecante. L’idea apparterrà alla coscienza nostra che teme la propria scomparsa. Al sogno di poter migrare in un’altra terra incognita. Simile a quella dal cui guscio siamo stati liberati.Mai nelle cose,nostro unico appiglio. La terra è tutto ciò di cui possiamo e vogliamo dire.
Posati su di essa,un’ultima volta,nutriti da lei, impegnati a renderla ancor più prodiga o a far di tutto per distruggerla in una tragica rivalità millenaria. Solo questo sappiamo: la terra per ora sono ancora io, in questo momento; sei ancora tu. C’è perchè l’un l’altra ci teniamo stretti. Quando straripa, crolla,trema,dilaga, ingoia.E’ una religiosità senza dogmi, senza sacerdoti,senza leggi che non siano quelle osservate, sopportate,accettate o addomesticate della natura. E’ una religiosità umilmente umana, primitiva e colta; nè bizzarra nè monotona. Si rinnova in ogni istante pur non sapendolo.
Riconoscerne la presenza in noi è una fede che prescrive di non essere fedeli a nessun altro, se non a se stessi: è una grande e possibile fede civile. Non si accontenta della solitudine e desidera condividerla con chi nella terra veda il nostro principio e il nostro previsto congedo. Per esseri ancora più umani tra noi.
Il volume, apparso nel 2011 rappresenta una voce importante contrassegnata dalla vocazione religiosa che permea l’opera letteraria e l’impegno civile dell’illustre scomparsa. Maathai ammette che, all’inizio non fu spinta dalla fede ma dall’urgenza di risolvere i problemi degli agricoltori del suo Paese. Tuttavia, sostenne di non aver mai distinto la sua vocazione spirituale di credente da quelle “secolari.” Una donna cattolica keniota tra le più impegnate in campo sociale ed ecologista, tra gli estensoridella Carta per la Terra, che si ispirò alla Bibbia èer sostenere e diffondere le proprie posizioni. In tale programma fu mossa da tre principi: gratitudine verso Dio per le risorse della terra; automiglioramento, dove l’impegno ecologista è fonte di crescita personale; spirito di servizio, volto ad offrire aiuto senza pretendere una ricompensa.Sottolineò come si trattasse di valori universali, non solo connessi ad alcune tradizioni religiose e quanto l’impegno per la Terra ” stimolasse il senso del divino”.
Maathai sostenne che la Terra ci consente di rappresentare tutto ciò che non possiamo spiegare: alcuni la chiamano Natura e alcuni Creatore. Sebbene questa energia creativa assuna nomi diversinelle varie culture e ci sia qualcuno che magari non la definisc in alcun modo, che può affermare che non esista Sorgente o negare che siamo forme di energia?
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