
Nell’unire questo film alle parole di Duccio Demetrio nella Religiosità della Terra, cito alcune pagine del capitolo: Il sublime delle cose finite
La bellezza contro il nulla
Apparteniamo al divino,a un divino senza divinità celesti, lontane. Possiamo dolercene, disperarci dinanzi alla fine e all’estremo varco oltre il quale la vita -la nostra -è costertta a cedere al nulla. Divino è lo straordinario terreno, per il solo fatto di vivere, di aver vissuto, di star vivendo in questo istante,di avere una storia, di lasciarla ad altri anche solo per pochi anni, nell’oblio ineluttabile che segue il ricordo.
Non conosciamo le ragioni ultime di tutto questo e mai cisarà dato saperle. Divino è l’inconoscibile. Tacere ogni congettura è un gesto di umiltà.Accontentarsi di ammirare è una virtù sublime.Saper accettare la nostra impotenza nel favellare di qualsiasi dio è un gesto divino.Forse la mossa di un dio burlone,curioso di sapere che cosa di lui diciamo.Perchè il silenzio lo è divino.Annuncia e congeda. L’umano di ognuno di noi appartiene al divino, perchè siamo spuntati dalla terra ( e non gettati dal cielo, come sosteneva Martin Heidegger ), senza averlo scelto.
Se divino riteniamo anche il caso, la coincidenza, la convergenza felice o disgraziata. Abbiamo un destino indipendente dalla nostra volontà, ognuno – per questo -è chiamato a rivendicare la propria dose di innocenza e di irresponsabilità. Ma vi è un’altra esperienza del divino,non coincidente con la nostra ridicola,patetica,tragicomica auto-divinizzazione.Una nostalgia pagana. Essa trapela quando invece siamo noi a dirigere la nostra coscienza e sensibilità non con altrettanta,risibile,volontà di potenza,verso ciò che desideriamo essere,divenendo gli ospiti della terra a pieno diritto.
Rivendichiamo il divino per noi non per espropriarne le facoltà di dei e divinità.Soltanto per poter partecipare della bellezza della vita,se l’uno e l’altro destino si sono incrociati a nostro favore.Discorrere infatti amenamente in astratto,con enfasi, della letizia del mondo è offensivo verso chiunque non abbia mai potuto intenderne,anche per un istante, il senso e il piacere.
Se il divino è sentimento terreno non è presente nella nostra esistenza a sua discrezione, ma coincide con la vita della quale sempre più ci è dato conoscere la consistenza materiale, lo stato di grazia si accenderà dinanzi al dischiudersi progressivo della coscienza di esistere, ogni qualvolta la bellezza ci turberà,quando un evento sconvolgente saprà annichilirci non in quanto evento mistico.
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