
Lucia Urbani Ulivi si è laureata a Roma con Guido Calogero e si è perfezionata a Milano con Sofia Vanni Rovighi. Ha trascorso un biennio a Londra, dove ha studiato la filosofia analitica e il pensiero di Bertrand Russell.
Strutture di mondo.
Il pensiero sistemico come specchio di una realtà complessa
L’approccio analitico, che spiega gli individui e il mondo operando una riduzione alle parti di cui sono composti, non è in grado di capire l’unità, la regolarità e la stabilità che ci circonda. Per rendere conto dell’identità, complessa e insieme stabile, degli oggetti del mondo, è necessario uno sguardo diverso, quello sistemico, che attribuisce l’unità di un ente al permanere dell’organizzazione e riconduce i cambiamenti cui è sottoposto alla sostituzione degli elementi che lo costituiscono. L’ente è “sistema” nel senso che le sue parti non sono disposte né casualmente né secondo incontri meramente probabilistici, ma sono vincolate da una rete di relazioni che dà loro un ordine e consente di attribuire a quell’oggetto un’identità. Il modello sistemico è studiato da una disciplina specifica, la sistemica, ma è applicato in molti ambiti: dalla fisica quantistica alla chimica, dalla biologia all’economia, dalla neurologia alla filosofia. E’ dunque tipicamente multidisciplinare: per questo motivo il volume raccoglie i contributi di specialisti di settori diversi, accomunati dalla sensibilità teorica a questo nuovo sguardo.
LUCIA URBANI ULIVI (a cura di)
Strutture di mondo. III
Il pensiero sistemico come specchio di una realtà complessa
- Presentazione. L’orizzonte sistemico, di Evandro Agazzi
- Introduzione. Risultati e prospettive della sistemica, di Michele Lenoci
- I. Pluralismo e processo nella comprensione della natura umana, di John Dupré
- II. Mente e corpo, di chi? La filosofia della mente e l’approccio sistemico, di Lucia Urbani Ulivi
- III. Stabilità vs. specificità. La rilevanza delle categorie relazionali nelle scienze biologiche, di Marta Bertolaso
- IV. Complessità organizzata, di Alessandro Giuliani
- V. Le dinamiche complesse dell’umano nella Medicina Tradizionale Cinese, di Elisa Rossi
- VI. L’economia come sistema complesso e multidimensionale: il superamento dei tre riduzionismi e le soluzioni alla crisi, di Leonardo Becchetti
- VII. Sulla struttura delle relazioni sociali, di Pierpaolo Donati
- VIII. Nozione giuridica di ambiente e visione sistemica, di Maurizio Cafagno, Domenico D’Orsogna e Fabrizio Fracchia
- IX. Il corpo vivente come modello di organizzazione sistemica nel pensiero antico, di Elisabetta Matelli
- X. Leonardo da Vinci pensatore sistemico rinascimentale, di Fritjof Capra
Mauro Ceruti, La fine dell’onniscienza, Studium, Roma, 2015
dalla prefazione di Giulio Giorello:
Il filo rosso di questo volume è costituito dall’identificazione di quella indomita tendenza a semplificare il mondo della vita per poter disporne a piacimento, che sembra trovarsi alla base della hybris cui Homo sapiens sottopone sia l’ambiente che i propri simili. Riconciliare tecnoscienze e saggezza stipulando una nuova alleanza tra uomo e ambiente è per Mauro Ceruti e per la sua filosofia della complessità la via per emanciparsi dal mito dell’onniscienza/onnipotenza e costruire un’antropologia adatta a un universo tipicamente plurale, che fin dai tempi della rivoluzione copernicana si era rivelato privo di centro, senza confini e libero da ogni artificiosa gerarchia.
Le ipotesi, le teorie, le macchine che l’impresa tecnico-scientifica via via realizza non vanno più intese come mezzi di rappresentazione/manipolazione di una realtà assoluta, che l’uomo può tuttavia sfruttare, ma come tentativi sempre più articolati in un reciproco processo di adattamento tra ambiente e uomo: quasi come un fiume, che si forma là dove meglio il paesaggio circostante permette all’acqua di scorrere, e insieme contribuisce a modellare il paesaggio stesso.
Nell’ormai lontano 1986, dedicavo a Mauro Ceruti una splendida battuta di Friedrich von Hayek: L’uomo non è e non sarà mai il padrone del proprio destino: ma la sua stessa ragione progredisce sempre portandolo verso l’ignoto e l’imprevisto, dove egli impara nuove cose. Oggi mi sembra giusto riproporgliela, proprio alla luce della sua idea che Homo sapiens non è nato umano, semmai ha appreso a essere umano.
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