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LA DONNA DEL GIORNO: Hannah Arendt
Nata il 14 ottobre 1906 a Hannover, Hannah Arendt aveva dei genitori ebraici integrati e socialdemocratici. Studiò filosofia e teologia a Marburg e Heidelberg con professori come Karl Jaspers, Edmund Husserl e Martin Heidegger, con il quale ebbe una relazione sentimentale.
Il suo primo matrimonio, con il filosofo Günther Anders, durò dal 1929 al 1937. Nel 1933, dopo essere stata imprigionata per un breve periodo dalla Gestapo, fuggì attraverso Carlsbad e Ginevra per arrivare a Parigi. Lì, collaborò con la Youth Aliyah, un’organizzazione ebraica che aiutava i bambini ebrei a emigrare in Palestina. Nel 1937, a Parigi incontrò Heinrich Blücher, un ex comunista e autodidatta, che proveniva dalla classe operaia e che sposò nel 1940. Dopo l’internamento e la fuga dal famigerato campo di detenzione di Gurs, nel 1941 emigrò con il marito e la madre negli Stati Uniti.Per molti anni, si guadagnò da vivere scrivendo articoli e lavorando nel mondo dell’editoria, fino a quando non trovò un lavoro come segretaria di direzione dell’organizzazione Jewish Cultural Reconstruction. Nel 1951, ottenne la cittadinanza americana e lo stesso anno fu pubblicato il suo libro Le origini del totalitarismo – uno studio approfondito del regime nazista e quello stalinista, diventato subito un classico tra gli intellettuali e che lanciò la sua carriera in America. Dopo essere stata insegnante alle università di Princeton e Harvard, ottenne la cattedra all’Università di Chicago e alla New School for Social Research di New York.
Nel 1958, pubblicò il suo libro Vita activa e nel 1961 si recò a Gerusalemme per raccontare il processo di Eichmann per la rivista New Yorker, un reportage che poi sarebbe uscito nel 1963 in cinque articoli, diventati oggetto di una grande attenzione da parte dei media. La Arendt subì un’opposizione feroce e critiche pesanti, sia per il suo ritratto dei Consigli ebraici che per quello di Eichmann. Ma il suo libro successivo, La banalità del male: Eichmann a Gerusalemme, si conquistò un posto di assoluto rispetto, anche se non privo di polemiche, nelle discussioni più serie sull’Olocausto. Ora, viene considerato uno dei suoi libri più importanti. La Arendt morì a New York il 4 dicembre del 1975.
Adriana Cavarero analizza la figura di Hannah Arendt, allieva e compagna di Martin Heidegger, che le farà conoscere il ‘pensiero appassionato’, cioè una filosofia che è passione per il pensiero. Da quel momento si definirà non più filosofa, ma pensatrice politica.
Hannah Arendt – Filosofia in biblioteca (Chieri – TO)
L’umanità contemporanea deve vivere la prova del suo essere in uno spazio che si è aperto, che ha preso le dimensioni del pianeta, dell’Universo. Uomo tra gli uomini, condivide uno stesso destino, deve cercare degli elementi singolari nella confluenza dei modi di pensare, dei saperi,delle informazioni, delle culture e dei popoli. La dinamica dell’apertura è accompagnata da un’abolizione progressiva delle distanze che colloca ogni individuo nella vicinanza dell’altro uomo e dell’essere vivente.Come essere se stessi in un campo sociale sempre più uniforme? Come esprimere gli aspetti di un’identità particolare in un campo culturale sempre più denso? Ma anche: come essere se stessi nella complessità delle forme del vivente?
La tecnologia non appare il prodotto di uno sforzo umano cosciente, per estendere il potere materiale, ma piuttosto uno sviluppo biologico dell’umanità, in cui le strutture innate dell’organismo umano sono trapiantate in misura sempre crescente nell’ambiente circostante.
La filosofia politica come ogni altro ramo della filosofia, non potrà mai negare di avere origine nel Thaumazein ( nella meraviglia per ciò che è come è )
In “SOCRATE ” Hanna Arendt, esprime l’urgenza di un nuovo principio politico, una nuova legge per la terra. Non solo il genocidio, ma la disumanizzazione è per lei qualcosa che interrompe la continuità della storia. E’ avvenuto qualcosa di indicibile ed è necessario ricominciare con leggi e regole che vanno verso la Vita. Trova conforto nelle parole di Aristotele: ” La misura per tutti è la virtù e l’uomo buono”. ovvero: la misura è ciò che gli uomini stessi sono in quanto agiscono, e non qualcosa di esterno, come le leggi, o di sovrumano, come le idee. Il significato di opinione come splendore, fama e di mondo, rende Hannah Arendt un precursore. Possiamo intuire come si verificano le polarità delle reazioni prive di complessità: disumanizzazione.
In ” VitaActiva “Hannah Arendt sottolinea come l’agire per convenienza e utilità soltanto, impedisce la visione delle necessità organiche Vitali. ” Un essere umano non può mantenere intatta la propria coscienza se non può mettere in atto il dialogo con se stesso, cioè se perde la possibilità della solitudine, che è necessaria per ogni forma di pensiero” Ecco dunque qual’è il compito del nostro periodo storico: Colmare di complessità la distanza che esiste tra disumanizzazione e comformismo. Potremmo vedere la responsabilità ecologica come il salto qualitativo verso una forte e stabile identità che salva al tempo stesso individuo, comunità e territorio?
Hyperion: architettura in natura, natura in architettura!
Progettato dagli architetti francesi dello studio Vincent Callebaut in collaborazione con l’agro-ecologista indiano Amlankusun. Hanno forse abilitato i tempi di reazione neurologici per superare il ritmo degli algoritmi ad alta frequenza?

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