
Tutto può diventare abitudine, i pensieri, il senso del bene e del male, l’alternarsi del giorno e della notte.L’importante è non entrare in contatto con le abitudini negative, che rendono l’uomo schiavo della sua stessa esistenza. Ma c’è anche un’abitudine positiva del bene-essere condiviso, che prevale sul male-essere soggettivo.
La persona non valorizzata entra nell’abitudine della sedentarietà. La persona diventa ambigua: cerca inizialmente con la forza di contrastare il potere, ma successivamente, col passare del tempo, si adatta per sfinimento. Si chiude nella sua zona comfort ed evita di guardare oltre il confine della sua esistenza, per aspirare ad un nuovo contesto più soddisfacente. L’abitudine diventa un anestetico che toglie la luce alla vivacità dello spirito. La persona vive una situazione di disagio e cerca nell’abitudine il pretesto per non pensare all’ambiente interno, ma solo a quello esterno. grazie all’immaginazione: nasce l’indifferenza.
Dalla piramide al cerchio. La persona al centro dell`azienda

Grace Murray Hopper disse :
La frase più pericolosa in assoluto è: “abbiamo sempre fatto così”
La persona spera che il tempo presente sfumi il più velocemente possibile, in attesa di un dopo migliore. Intanto la vita presente passa, senza averla mai posseduta veramente. Dall’abitudine si passa all’indifferenza, che porta inevitabilmente alla noia e alla rassegnazione.
Proust nella sua Ricerca, parla della vita come di ” abitudine del tempo”. In questa celebre opera riesce a intuire il valore del tempo perduto e a cogliere di cosa sia fatto il tempo: ” L’abitudine! Ordinatrice abile ma molto lenta,che comincia col lasciare soffrire il nostro spirito per settimane in un’installazione provvisoria , ma che, nonostante tutto, esso è ben fortunato d’incontrare, poichè senza l’abitudine e limitato ai suoi soli mezzi,sarebbe impotente a renderci abitabile una stanza.” Michel de Montaigne definisce l’abitudine come ” una maestra di scuola prepotente e traditrice” Infatti essa rende con il tempo l’uomo stupido e ottuso, facendogli perdere il senso del contesto e aobbligandolo a cercare fuori ciò che non trova dentro.
Capita di dover ricorrere all’immaginazione
Un celebre aforisma di Eraclito ci ricorda come il tempo andato sia qualcosa che non ritorna, se non-riscritto con chiavi di lettura differenti, che siano in armonia con il presente in continuo divenire. Le organizzazioni aziendali stanno adattandosi al futuro della nuova globalizzazione. Il passaggio tra la seconda rivoluzione industriale e l’età-postindustriale può anche essere descritto come quello tra analogico e digitale.
Per il momento possiamo immaginare l’abitudine alla condivisione, l’arte del vivere a fianco dei colleghi.
Andrea Strozzi – Il rischio di cambiare vita
Il nuovo rapporto tecnico UNI/TR 11642 intitolato “La conoscenza condivisa –
alla prossima……
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