L’errore di Cartesio

TEDItalia – Comprendere la coscienza: Antonio Damasio

Dall’ultimo capitolo di: L’Errore di Cartesio del neuroscienziato Antonio Damasio.

ErroreCartesioNon sarebbe stato possibile esporre i miei punti di vista, in questa conversazione, senza citare Cartesio, simbolo di una serie di idee sul corpo, sul cervello e sulla mente, che in un modo o nell’altro continuano a influenzare la scienza e la cultura occidentale. A me provocano disagio, sia la concezione dualistica per la quale Cartesio scinde la mente dal cervello e dal corpo, sia le varianti moderne di essa: l’idea, per dirne una, che mente e cervello siano sì in relazione, ma solo nel senso che il primo non può sopravvivere senza il supporto vitale del secondo. Qual’era, allora, l’errore di Cartesio? O meglio quale errore di Cartesio io intendo isolare, senza rispetto nè gratitudine? Si potrebbe cominciare con una rimostranza: rimproverargli di avere convinto i biologi ad adottare ( fino ai nostri giorni ) meccanismi simili a orologi come modelli per i processi della vita. Ma questo non sarebbe proprio corretto; e allora si potrebbe cotinuare con il ” Penso, dunque sono “. L’enunciato, il più famoso di tutta la storia della filosofia, appare per la prima volta in francese (” Je pense donc je suis ” ) nella parte quarta del Discours de la Mèthode ( 1637 ) e poi in latino ( ” Cogito ergo sum” ) nella parte prima  dei Principia Philosophiae ( 1644 ). Preso alla lettera, esso esprime esattamente il contrario di ciò che io credo vero riguardo alle origini della mente e riguardo alla relazione tra mente e corpo; esso suggerisce che il pensare, e la consapevolezza di pensare, siano i veri substrati dell’essere. E siccome sappiamo che Cartesio immaginava il pensare come un’attività affatto separata dal corpo, esso celebra la separazione della mente, la cosa pensante ( res cogitans ) dal corpo non pensante, dotato di estensione e di parti meccaniche ( res extensa ) . E tuttavia, assai prima dell’alba dell’umanità gli esseri erano esseri. A un certo punto dell’evoluzione, una coscienza elementare ebbe inizio. Con essa arrivò una mente semplice; aumentando la complessità della mente, sopravvenne la possibilità di pensare e, ancora più tardi, di usare il linguaggio per comunicare  e organizzare meglio il pensiero. Per noi, allora, all’inizio vi fu l’essere e solo in seguito vi fu il pensiero; e noi adesso, quando veniamo al mondo e ci sviluppiamo, ancora cominciamo con l’essere e solo in seguito pensiamo. Noi siamo e quindi pensiamo; e pensiamo solo nella misura in cui siamo, dal momento che il pensare è causato dalle strutture e dalle attività dell’essere. Se proviamo a ricollocare l’enunciato cartesiano nel contesto a cui appartiene, possiamo chiederci se potrebbe avere un significato diverso da quello che ha assunto.

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E’ possibile leggerlo come il riconoscimento della superiorità del sentire e del ragionare consci, senza alcuna presa di posizione  riguardo alla loro origine, sostanza o persistenza? E’ possibile che esso sia servito al sagace scopo di contenere pressioni religiose delle quali Cartesio era ben consapevole? Questa seconda possibilità non vi èmodo di accertarla. Sulla propria tomba, Cartesio volle che fosse apposta una frase di Ovidio: “E’ vissuto bene chi bene si è celato”. In queste righe egli chiarisce la propria affermazione in modo che non si presta a equivoci: ” Pervenni in tal modo a conoscere che io ero una sostanza, la cui intera essenza o natura consiste nel pensare, e che per esistere non ha bisogno di alcun luogo, nè dipende da alcuna cosa materiale. Di guisa che questo io, cioè l’anima, per opera della quale io sono quel che sono, è interamente distinta dal corpo, ed è anzi più facile a conoscere di questo; e anche se questo non fosse affatto, essa non cesserebbe di essere tutto quello che è “. Eccolo, l’errore di Cartesio: ecco l’abissale separazione tra corpo e mente – tra la materia del corpo, dotata di dimensioni. mossa meccanicamente, infinitamente divisibile, da un lato, e la ” stoffa ” della mente, non misurabile , priva di dimensioni, non attivabile con un comando meccanico, non divisibile; ecco il suggerimento che il giudizio morale e il ragionamento e la sofferenza che viene dal dolore fisico o da turbamento emotivo possano esistere separati dal corpo. In  particolare:  la separazione delle più elaborate attività della mente dalla struttura e dal funzionamento di un organismo biologico.

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 Damasio: Emociones y sentimientos

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Ma perchè, si potrebbe obiettare, far tante questioni con Cartesio e non con Platone, le cui opinioni sul corpo e sulla mente, quali si possono ritrovare nel Fedone, sono assai più iritanti? Perchè prendersela per questo particolare errore di Cartesio, che dopo tutto, ne fece anche altri e pù marchiani? Ad esempio, egli credette che fosse il calore a far circolare il sangue, e che le minuscole, finissime particelle del sangue si distillassero in ” spiriti animali “, capaci di muovere i muscoli. Perchè non criticarlo per queste sue convinzioni? La ragione è semplice: si sa da molto tempo che su questi punti si sbagliava, e la questione di come è perchè il sangue circoli è stata risolta nel modo più soddisfacente. Non si può dire lo stesso per quanto riguarda mente, cervello e corpo, e qui l’errore di Cartesio mantiene una certa influenza: molti ancora pensano che le sue opinioni siano di per sè evidenti, e che non richiedano alcun riesame. guido brunetti

 

Oggi, è opinione diffusa – conclude il noto autore Guido Brunetti – che la salute è una qualità dell’esistenza. E’ un diritto, che include il diritto alla tutela della salute e dell’ambiente di vita e si estende anche al diritto, secondo autorevoli studiosi, di come fronteggiare la fase terminale di una malattia non guaribile. Questa tradizione ci invita ad elaborare secondo nuovi criteri la professione medica, la ricerca scientifica e l’intero mondo della sanità”.

L’idea cartesiana di una mente scissa dal corpo può essere stata, attorno alla metà del ventesimo secolo, l’origine della metafora della mente come programma di software. Infatti, se la mente può essere separata dal corpo, forse si può tentare di comprendere senza lcun ricorso alla neurobiologia, senza che occorra lasciarsi influenzare da conoscenze di neuroanatomia, neurofisiologia, di neurochimica. Ed è interessante notare questo paradosso: molti scienziati cognitivisti, convinti di poter indagare la mente senza rifarsi alla neurobiologia, non si considerebbero dualisti. Può esservi qualche venatura cartesiana di separazione dal corpo anche dietro il pensiero di quei neuroscienziati i quali sostengono che è possibile dare piena spiegazione della mente solo in termini di eventi cerebrali, lasciando ai margini il resto dell’organismo e l’ambiente fisico e sociale che lo circonda – e anche il fatto che parte dell’ambiente è essa stessa un prodotto delle precedenti attività dell’organismo. Io respingo questa limitazione, non perchè la mente non sia correlata in via diretta  con l’attività del cervello ( è evidente che lo è ),quanto perchè la formulazione restrittiva è incompleta senza che ve ne sia necessità e insoddisfacente dal punto di vista umano: dire che la mente viene dal cervello è affermazione irrefutabile, ma io credo che sia meglio precisarla, e considerare le ragioni per le quali i neuroni del cervello si comportano in modo così meditato: è questa, a mio parere, la questione critica.

il sè sinapticoIl Sé sinaptico è un libro di particolare importanza. L’autore, infatti, uno dei maggiori neurobiologi contemporanei, oltre ad offrire una rassegna dettagliata e aggiornata delle ricerche sulla struttura e il funzionamento del cervello, tenta di organizzarne il significato sulla base di una tesi originale, enunciata fin dall’inizio, e soprattutto non esita ad esprimere una critica piuttosto radicale nei confronti del cognitivismo, il paradigma prevalente nell’ambito della psicologia, accusato di minimizzare il ruolo dei fattori inconsci e delle emozioni.

La tesi, che giustifica il titolo del libro, è esposta in questi termini: Le persone non sono preassemblate, ma tenute insieme dalla vita. E ogni volta che uno di noi viene costruito, si produce un diverso risultato. Una delle ragioni è che noi tutti veniamo al mondo con differenti apparati genici; un’altra è che abbiamo differenti esperienze. Ciò che è interessante di questa affermazione non è che natura e cultura contribuiscono a ciò che siamo, ma che in realtà parlano lo stesso linguaggio. Sostanzialmente entrambe raggiungono i loro effetti mentali e comportamentali incidendo sull’organizzazione sinaptica del cervello. I particolari pattern di connessioni sinaptiche nel cervello di un individuo, e l’informazione codificata da queste connessioni, sono le chiavi di ciò che quella persona è” (pp. 5-6).damasio

Sembra, inoltre, che l’idea di una mente distaccata dal corpo abbia foggiato il peculiare modo in cui la medicina occidentale affronta lo studio e il trattamento della malattia. La scissione cartesiana permea sia la ricerca sia la pratica medica; con il risultato che le conseguenze psicologiche delle malattie dl corpo in senso stretto ( le cosiddette ” vere ” malattie ) di solito vengono trascurate, e prese in considerazione, semmai, solo in un secondo momento. Ancora più trascurati sono i fenomeni inversi, cioè gli effetti somatici di conflitti psicologici. E’ suggestivo pensare che Cartesio contribuì a modificare il corso della medicina, a far sì che essa deviasse dall’orientamento organico, o meglio ” organismico “( (“la mente è nel corpo”)  che era prevalso dai tempi di Ippocrate fino al Rinascimento. Quanto sarebbe stato infastidito da Cartesio, Aristotele, se l’avesse conosciuto? Svariate versioni dell’errore di Cartesio celano che le radici della mente umana si trovano in un organismo biologicamente complesso ma fragile, finito e unico; tengono nell’ombra la tragedia implicita nel conoscere tale fragilità, finitezza e unicità. E se gli esseri umani non riescono a vedere l’intrinseco dramma di un’esistenza conscia, tanto meno si sentiranno chiamati a fare qualcosa per attenuarlo, e possono avere meno rispetto per il valore della vita.amore e ridere I fatti che ho esposto riguardo a sentimenti e ragione, assieme agli altri che ho discusso sulle interconnessioni tra cervello e corpo, confortano l’idea generale presentata all’inizio del libro: una piena comprensione della mente umana richiede una prospettiva integrata: la mente non solo deve muovere da un ” cogito “non fisico al regno dei tessuti biologici, ma deve anche essere correlata con un organismo intero, in possesso di un cervello e di un corpo integrati e in piena interazione con un ambiente fisico e sociale.

Paul Eluard: Il passato è un uovo rotto, il futuro un uovo da covare