
Video-Cultura dell’acqua e progettazione paesistica: Parlare di cultura dell’acqua e progettazione paesistica significa, anzitutto, confrontarsi con la complessità dell’elemento “acqua” Liquido incolore e insapore, origine dell’umanità, “oro blu” del pianeta, protagonista dinamico, camaleontico ed imprevedibile del territorio, componente del paesaggio in perenne trasformazione nei confini, nelle forme, mai eguale a se stesso, con valenze simboliche, rituali e metafisiche difficilmente eguagliabili Parlare di cultura dell’acqua e progettazione paesistica significa affrontare la questione della sostenibilità in termini ecologico-ambientali, economici, etici Parlare di cultura dell’acqua e progettazione paesistica significa porre l’accento sulle criticità e sull’emergenze Emergenza a scala “globale”, vera e propria crisi planetaria che vede l’acqua tra due estremi: da una parte, l’acqua che fa paura perché manca, non c’è (siccità e desertificazione) e, all’opposto, l’acqua che fa paura in quanto calamità che distrugge, devasta, inonda (alluvioni)
Video-Dalle esigenze alle opportunità. La difesa idraulica fluviale occasione per un progetto di «paesaggio terzo»: Il volume mira ad uno specifico obiettivo: arrivare a considerare il progetto del paesaggio fluviale un investimento culturale, sociale, puntando ad un “controllo” di un paesaggio che si trasforma mantenendo forme armoniche e strutture sostenibili sotto il profilo ecologico-ambientale e si ridisegna continuamente sulla base delle esigenze dell’uomo, senza per questo sopraffare la natura. L’esigenza di difesa idraulica fluviale, prima ancora che l’infrastruttura, diviene così una opportunità per un progetto di “paesaggio terzo”, occasione per trasformare in “luoghi” i “non luoghi”.
Ciao! Mi chiamo Roz Savage e attraverso gli oceani a remi. Quattro anni fa ho attraversato in solitaria l’Atlantico in barca a remi e da allora ho completato due tratte su tre della traversata dell’Oceano Pacifico da San Francisco alle Hawaii e dalle Hawaii a Kiribati. Domani lascerò questa nave per tornare in volo a Kiribati per proseguire con la terza e ultima tratta dell’attraversamento in barca a remi del Pacifico. Ho remato complessivamente per più di 12.800 chilometri in più di 3 milioni di remate e trascorrendo più di 312 giorni da sola sull’oceano, in una barca a remi di 7 metri. Per questo ho sviluppato una relazione molto speciale con l’oceano. Si tratta di amore-odio. Sento le stesse emozioni che provavo nei confronti di un’insegnante di matematica molto severa che avevo a scuola. Non sempre mi piaceva, ma la rispettavo. Mi ha insegnato un mucchio di cose. Così oggi vorrei condividere con voi alcune delle mie avventure oceaniche e raccontarvi un po’ di quello che mi hanno insegnato e di come possiamo prendere alcune di queste lezioni e applicarle a questa sfida ecologica che stiamo affrontando proprio ora.
L’acqua e le nostre emozioni ( video )
Oltre a un legame evolutivo con l’acqua, gli esseri umani hanno prfondi legami emozionali con la sua presenza.L’acqua ci diletta e ci ispira, ci consola e ci intimorisce, provoca sentimenti di timore reverenziale, pace e gioia. Ma in quasi tutti i casi,quando gli esseri umani pensano all’acqua, o la odono, la vedono, ci entrano,la assaporano o la annusano, sentono qualcosa. Queste risposte istintive ed emozionali si verificano indipendentemente dalle risposte razionali e cognitive. Queste risposte emotive all’ambiente hanno origine nella parte più antica del nostro cervello, e possono avere luogo prima che sorga qualunque risposta cognitiva. Pertanto per comprendere la nostra relazione con l’ambiente, dobbiamo cogliere le nostre interazioni cognitive ed emozionali con esso. Tutto questo per me ha un senso, perchè sono sempre stato attratto dalle storie e dalla scienza riguardo alle ragioni del nostro amore per l’acqua. Ma quando studiavo la biologia evolutiva, l’ecobiologia della fauna e della flora selvatiche e l’economia ambientale per il dottorato di ricerca,
nel tentativo di iserire l’emozione nella mia dissertazione sulla relazione tra l’ecologia delle tartarughe di mare e le comunità costiere, imparai che l’ambiente universitario lasciava ben poco spazio ai sentimenti di ogni sorta. ” Tenga tutta quella roba farraginosa fuori dalla scienza, giovanotto ” mi avvisarono i miei advisor di facoltà.
L’emozione non era razionale. Non era quantificabile. Non era scienza. Oggi si può parlare di un’inversione di rotta: i neuroscienziati cognitivihanno iniziato a capire come le nostre emozioni guidino virtualmente ogni decisione che prendiamo, dalla scelta dei cereali per la colazione, alle persone vicino cui vogliamo sedere a una cena, fino all’influenza che la vista, l’olfatto e il suono esercitano sul nostro stato d’animo. Attualmente ci troviamo davanti a un’ondata di neuroscienze che cercano di scoprire le basi biologiche di qualsiasi cosa, dalle nostre scelte politiche alle nostre preferenze tra i colori.
Nolwen Leroy chante Le chant de La mer, en live ( video )
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