
Il reincantamento della natura
La natura ha mille voci e noi abbiamo appena cominciato ad ascoltarla. Il rinnovamento della scienza moderna non è una rottura con il passato. Al contrario, noi crediamo che ci porti a comprendere il senso e l’intelligenza dei saperi e delle pratiche antiche, che il suo messaggio possa ora aspirare ad una più grande universalità. Nel momento in cui scopriamo la natura nel senso della “physis“, possiamo anche cominciare a comprendere la complessità dei problemi con cui si confrontano le scienze sociali. Nel momento in cui impariamo il “rispetto” che la teoria fisica ci impone nei confronti della natura, dobbiamo pure imparare a rispettare gli altri approcci intellettuali. Dobbiamo imparare a non giudicare più le varie forme di sapere,di pratica e di cultura prodotte dalle società umane, ma ad incrociarle, a stabilire nuovi canali di comunicazione. Soltanto in questo modo possiamo venire incontro alle richieste senza precedenti del nostro tempo. Cosa possiamo dire del mondo che ha prodotto la metamorfosi contemporanea della scienza? E’ un mondo che possiamo intendere come naturale nel momento in cui comprendiamo che noi ne facciamo parte; ma è anche un mondo in cui sono svanite d’un tratto le antiche certezze: che si tratti di musica, di pittura, di letteratura o di costumi, nessun modello può più pretendere alla legittimità, all’esclusività. Là dove la scienza ci aveva mostrato una stabilità immutabile e pacificata, comprendiamo invece che nessuna organizzazione, nessuna stabilità è, in quanto tale, legittima o garantita, nessuna si impone, sono tutte prodotte dalle circostanze e sono tutte alla mercè delle circostanze.Jacques Monod aveva ragione.
E’ morto e sepolto il mondo finalizzato, statico ed armonioso che la rivoluzione copernicana distrusse quando lanciò la Terra negli spazi infiniti. Ma il nostro mondo non è nemmeno il mondo della ” moderna alleanza “. Non è il mondo silenzioso e monotono, abbandonato dagli antichi incantesimi, il mondo-orologio sul quale ci era stata assegnata la giurisdizione. La natura non è fatta per noi, essa non è abbandonata alla nostra volontà. Jacques Monod aveva ragione: è ormai tempo che ci assumiamo i rischi dell’avventura umana. E’ ormai tempo per nuove alleanze, alleanze da sempre annodate, per tanto tempo misconsciute, tra la storia degli uomini, delle loro società, dei loro saperi e l’avventura esploratrice della natura.
EVOLUZIONE || Il Caso e la Necessità – J. Monod –
Alfred North Whiteheads Process Metaphysics
L’Europa sta scaricando ( Club la Pecora )
La politica nella polis ( Mauro Bonazzi )
La seconda chance | Federico Leoni | TEDxMacerata
La perdita della convertibilità fra oro e dollaro rappresenta, forse, la premessa principale che ha condotto alla crisi finanziaria dei nostri tempi. Le libere fluttuazioni valutarie, la fine del riferimento aureo del dollaro, hanno legittimato la visione di un mercato valutario e finanziario senza limiti, senza vincoli, senza regole, un mercato dove l’unica legge è quella del massimo profitto. La fine di Bretton Woods ha segnato l’inizio di un periodo di grande instabilità valutaria, di speculazioni finanziarie, ma soprattutto la libertà per le banche centrali, in particolare la Federal Reserve, di creare moneta e generare valori che alimentano i mercati finanziari e sporadicamente la produzione e il lavoro. La fine di Bretton Woods è la fine del limite, il via libera ad ogni eccesso considerato dalla cultura fonte di benessere e di progresso. Un’idea smentita dalla crisi del 2007 e dalla mancanza di sostenibilità ambientale e finanziaria.
La soppressione della “cultura del limite”, l’apologia degli eccessi, l’esaltazione dell’individualismo, sono le premesse della nostra crisi economica e morale. Quando, molto tempo prima di Cristo, il profeta Nenemia, allora governatore della Giudea, chiese ai notabili di restituire ai poveri il maltolto, i notabili, senza batter ciglio, fecero quanto chiesto dal profeta. La confusione e la mistificazione dei nostri tempi, l’egoismo e il guardare “solo al proprio orto” è tale che, se anche un profeta dall’autorevolezza di Nenemia chiedesse più giustizia e più equità sociale, questa istanza rischierebbe di finire nell’indifferenza generale.
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