
La fotografia alla natura scattata dal rapporto di Legambiente – che contiene anche approfondimenti sulle zone umide e la biodiversità in Abruzzo – mette in risalto come a livello mondiale ”la perdita di biodiversità avanza con tassi che incidono da 100 a 1000 volte più del normale”. E come ”l’Italia sia uno dei più importanti hot spot di biodiversità in Europa”: ospita circa 67.500 specie di piante e animali, circa il 43% di quelle descritte in Europa e il 4% di quelle del Pianeta. Ma ”il ricco patrimonio naturale dell’Italia è a rischio”; il maggior numero di animali e piante minacciate in Ue, circa ”il 35%”, si trova infatti nell’area mediterranea, in particolare in Italia.
COME DIVENTARE UN GENIO con la Tassonomia di Bloom in 6 PASSAGGI!
La seconda metamorfosi della tassonomia di Bloom vede la luce ad opera di Andrew Churchs nel 2008. Churchs, docente neozelandese, fa ampio utilizzo delle tecnologie della comunicazione e dell’informazione nella sua attività di insegnamento, questa la premessa da cui muove: “Io credo che per preparare i nostri studenti al il futuro, dobbiamo prepararli al cambiamento, insegnar loro a porsi domande e pensare, ad adattare e modificare, setacciare e ordinare“. Per fare questo le tecnologie educative offrono un supporto cruciale, ma come integrarle nel processo formativo per ottenere gli effetti voluti? Il semplice utilizzo delle tecnologie non produce, automaticamente e magicamente, risultati educativi. Per questo Church si rivolge alla Tassonomia di Bloom riveduta e corretta da Anderson e Krathwohl e decide di compiere un ulteriore passo, ampliarne la portata fino ad includervi le tecnologie digitali, associando alle categorie della tassonomia quei comportamenti, problemi, processi e azioni di cui essa non da conto come: il web 2.0, il sovraccarico informativo (infowhelm o information overload), la costante crescita di tecnologie ubique e personali, il cloud computing, etc.. La Tassonomia digitale di Bloom non riguarda quindi le tecnologie, ma il loro utilizzo per facilitare e migliorare l’apprendimento. In essa viene posto l’accento non tanto sul risultato dell’apprendimento isolatamente considerato, quanto sulla qualità dei processi e dei prodotti.
Il diluvio di informazioni-Cura dei contenuti e apprendimento-Gianfranco Marini
Festivaletteratura 2017 – Intervista a Jeffrey Schnapp
Si può essere preparati ad affrontare un evento tragico e distruttivo come un sisma? De Kerckhove illustra come la costruzione di una consapevolezza collettiva rispetto alla cultura dell’emergenza, possa essere un fattore determinante per la coesione e la resilienza di una comunità. Farlo significa compiere uno sforzo di cambiamento nel modo di amministrare il territorio e di gestire le relazioni di valore tra coloro che possono governare, indirizzare e sostenere questo percorso virtuoso. De Kerckhove ripercorre alcune tappe dei recenti fatti sismici dell’Italia centrale per aiutarci a capire più a fondo l’origine dei molti problemi, errori e delle possibile soluzioni.
Rinasce il Parco nazionale di Gorongosa
Che cosa hanno a che fare le neuroscienze con la biodiversità?


Il grafene e la rivoluzione dei materiali | Greta Radaelli | TEDxGenova
Se daremo spazio e sicurezza alla biodiversità globale, la maggior parte della grande percentuale di specie oggi in pericolo tornerà da sola a livelli sostenibili. Si dice spesso che il cervello umano è il sistema più complesso che conosciamo nell’universo. Edward Wilson in: ” Metà della terra “dice che è sbagliato: Il sistema più complesso è il singolo ecosistema naturale, e la collettività degli ecosistemi che costituiscono la biodiversità della Terra a livello delle specie. Le tecniche analitiche che stanno influenzando le neuroscienze, la teoria dei Big Data, gli studi sull’interoperabilità, le simulazioni con avatar robotici e altre imprese simili troveranno applicazione negli studi della biodiversità. Sono discipline sorelle dell’ecologia.
Per quattro miliardi di anni la Terra è stata abitata solamente dai microbi. Nel brodo primordiale non c’era altro, e il nostro pianeta, in tutto quel lungo periodo, era molto diverso dal luogo caldo e ospitale che conosciamo oggi. Per un lungo, lunghissimo periodo di tempo i microrganismi hanno svolto il loro meticoloso, ostinato, instancabile lavorìo biochimico grazie alle loro sofisticatissime nanomacchine biologiche, trasformando radicalmente in milioni di anni la composizione chimica del pianeta e rendendo in questo modo la Terra abitabile anche per le altre forme di vita, esseri umani compresi, che senza i microbi non avrebbero mai potuto evolversi. I motori della vita è il libro che ci racconta come sia potuta accadere questa improbabile meraviglia e ci mostra come, ancora oggi, senza i microbi la vita sarebbe del tutto impossibile.
I microrganismi sono gli autentici «edificatori» della Terra. Tutti i cicli biogeochimici degli elementi, tutti quei grandiosi movimenti che fanno circolare a livello planetario le sostanze necessarie alla vita, passano necessariamente in un modo o nell’altro dal macchinario cellulare dei batteri. È all’interno degli apparati citoplasmatici di queste creature che avvengono i passaggi cruciali che permettono a tutto il mondo vivente di continuare indefinitamente il proprio cammino nel mondo, tanto che per potersi evolvere gli organismi superiori sono stati costretti a inglobare nelle loro cellule proprio questi piccoli miracoli di efficienza biologica, in una simbiosi vincente che dura ormai da centinaia di milioni di anni. Falkowski ci svela così che tutti noi, in fondo, non siamo altro che un agglomerato evoluto di microbi, e lo fa muovendosi in questo mondo con un umorismo e una competenza incredibili, raccontando con voce felice l’evoluzione da un punto di vista originale e inusuale.

Il sistema Terra ha bisogno di attenzione. I nostri Pensieri Sistemici potranno indicarci la DIREZIONE. Roberto Franco Piazza la sta cercando.
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