
Neuroetologia: Indirizzo di ricerca che studia le basi neurali del comportamento e tende a una sintesi di neurologia ed etologia. Molte aree di ricerca dell’etologia hanno avuto la necessità di conoscere i processi neurologici del comportamento per orientare le questioni funzionali ed evolutive. La n. si basa sul presupposto che la comprensione dei modelli comportamentali non può prescindere dall’analisi dei sistemi sia sensoriale sia motorio di un organismo, e che per analizzare i comportamenti istintivi, o naturali, di un organismo è essenziale un approccio in cui vengono integrati i dati etologici con quelli di chi ne studia le basi neurologiche, scoprendo anche collegamenti tra la fisiologia del metabolismo e il comportamento, nonché tra quest’ultimo e il sistema immunitario.
Raphael Gualazzi e Paolo Buonvino – Pinzipo (dalla colonna sonora di “Tutto può succedere”)
Cosa sono l’intelligenza, la memoria e le emozioni? Come prendiamo decisioni e ricerchiamo la felicità? Oggi possiamo comprendere almeno in parte come il cervello, la nostra scatola delle meraviglie, ci metta in grado di percepire il mondo attraverso i cinque sensi, come ci permetta di rielaborarlo e di tradurlo in azioni concrete e pensieri astratti. Non tutto ci è ancora chiaro: ad esempio non abbiamo svelato gli intimi meccanismi che inducono proprio alcune cellule del cervello a “decidere” di interagire tra di loro per dare origine a un pensiero o a un’azione concreta. Non abbiamo nemmeno compiutamente riempito di significato, dal punto di vista scientifico, termini come intelligenza, coscienza, empatia e sentimento, che pure ci risultano così familiari. Ciononostante il nostro agire è il prodotto delle funzioni del cervello, quindi studiare l’uomo che pensa può aiutarci a capire l’uomo che fa. Per questo descrivere la parte del nostro corpo che conosciamo meno significa parlare non soltanto di scienza ma affrontare la società, la politica, la cultura, la nostra vita quotidiana. Questo libro racconta in modo avvincente l’architettura del laboratorio delle idee e le leggi che lo governano: avvicinarsi a questo mistero permette di intuire ciò che può fare e non può fare il cervello, prima di immaginare cosa è bene che faccia o non faccia.
Gianvito Martino – FUTURA FESTIVAL 2014
Cellule della pelle e del sangue diventano cellule embrionali, topi femmine diventano topi maschi, topi maschi diventano topi femmine, specie cambiano specie: non vi è dubbio che siamo arrivati al punto in cui definire l’identità a livello biologico è un’operazione destinata al fallimento, perché il concetto stesso di identità sembra avere poco senso, in natura. La cellula può decidere di cambiare forma e funzione, e quindi identità, anche dopo aver assunto la sua forma definitiva, considerata fino a poco tempo fa immutabile e irreversibile. Il genere, cioè l’essere maschi o femmine, è anch’esso soggetto a mutevolezze che possono stravolgerne il senso – ci sono organismi bisessuali o transessuali la cui dubbia identità di genere è essenziale per la loro stessa sopravvivenza. Pure la specie può cambiare. E proprio la mancanza di identità a rendere possibile la vita, ed è il concetto di plasticità, in contrapposizione a quello di identità, a caratterizzare la natura. Se assumiamo questo sguardo, gli sviluppi della scienza ci spaventeranno di meno, perché ci riveleranno ciò che la natura sa già da miliardi di anni e le questioni ideologiche legate a tematiche di tipo sessuale, specista o razziale non potranno così più ammantarsi di una inesistente realtà biologica. Ed additare come ‘contro natura’ certi comportamenti assolutamente naturali significherà ignorare la realtà delle cose scegliendo, deliberatamente, di essere ‘contro la natura’.
In questo articolo ci proponiamo di esplorare il concetto di metamorfosi nella cornice del pensiero sistemico, con uno speciale focus sul mutamento come processo. L’approccio interdisciplinare sistemico, che si fa risalire all’uscita nel 1967 di General System Theory del biologo austriaco Ludwig von Bertalanffy, si presta ad afferrare alcuni tratti di un fenomeno limitato da prescrizioni, dinamiche interne ed esterne operanti su molteplici livelli. Attraverso la lente delle proprietà sistemiche (organizzazione, emergenza, proprietà di secondo livello, dissipazione) e utilizzando lo strumento inferenziale abduttivo, l’indagine sonderà ciò che non è esplicito facendo luce sull’intrinseca opacità degli enti, senza pretese esaustive. Introducendo un quasi-livello di spiegazione, il pensiero sistemico dà conto dei continui cambi strutturali degli oggetti, costituzionalmente meta-stabili. L’incompletezza del processo, dovuta alle proprie e specifiche fluttuazioni intrinseche, tuttavia, può aprire spiragli di novità proprio grazie all’ottica del systemic thinking.(Ubaldo Faciliti e Paolo Francesco Pieri)
La tela del ragno europea
Ci riesce pienamente Alberto Contri,

Keynote Speaker: Gary Hamel • Presented by SpeakInc • Management Matters
La chiave sta nell’amore e nella procreazione
“Prendete il libro. Apritelo a qualsiasi capitolo, non vi perderete in labirintici concetti intellettuali, spesso di difficile comprensione. Avete una bussola tra le mani, un prezioso punto di partenza, per riflettere sul perché di tutto ciò che ci sta accadendo.
I punti cardinali ci consentono di mantenere l’equilibrio in un sistema complesso che chiamiamo economia e moneta.
Sistema che non può essere compreso se scisso dalla storia culturale e sociale dell’essere umano.
In principio era il vero, coscienza della natura e delle esigenze primarie. Uomo e Donna in sinergia per la difesa e tutela della tribù. La dimensione sociale dell’individuo si esprimeva nei rituali e nella struttura stessa della comunità. Nell’analisi storica l’uomo ha interpretato i simboli, attraverso la ragione e il sentimento. Dimenticando che la natura tende sempre all’equilibrio. Galloni strizza l’occhio ai Misteri Antichi per fornirci una chiave di lettura del passaggio dalla caccia all’agricoltura.
La chiave sta nell’amore e nella procreazione. Il big bang cosmico che è principio di vita e trasformazione. L’aumento della popolazione stimola il linguaggio sotterraneo della Natura, che trasmette all’ecosistema il nuovo codice. La differenza diventa necessità e si avvia il processo di trasformazione. Le condizioni climatiche, l’antropomorfismo della natura e le nuove esigenze agricole, per coprire il fabbisogno, creano una nuova dimensione sociale.
Quando l’uomo traccia la prima linea per dividere i territori destinati alla coltivazione, innesta il concetto di proprietà, la radice del divide et impera, che sarà il modello di espansione prima orizzontale e poi verticale, dei dominatori. L’élite femminile, a cui da secoli era affidata la custodia della società, si trasforma anch’essa.” Aleida Lima
Pensiero sistemico e PA. Intervista a Laura Castellani (Regione Toscana)
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