

James Lovelock: Gaia ha passato il punto di non ritorno? No
Quando è apparso per la prima volta (1979) questo libro ha rivoluzionato l’ecologia e gli studi sull’ambiente offrendo finalmente una prospettiva nuova, equidistante dalle ottiche catastrofiste e da quelle improntate a eccessivo ottimismo. Secondo Lovelock la Terra è Gaia, un unico organismo vivente capace di autoregolarsi e di rispondere a tutti quei fattori nuovi e avversi che ne turbano gli equilibri naturali. La materia vivente non rimane passiva di fronte a ciò che minaccia la sua esistenza: gli oceani, l’atmosfera, la crosta terrestre e tutte le altre componenti geofisiche del pianeta si mantengono in condizioni idonee alla presenza della vita proprio grazie al comportamento e all’azione degli organismi viventi, vegetali e animali. Lovelock offre così un’alternativa alle concezioni di chi vede la natura come una forza primitiva da sottomettere o conquistare; o di chi considera la Terra come una nave spaziale impazzita, che ruota senza meta nel cosmo.
Spesso è difficile riconoscere l’entità più vasta di cui facciamo parte: come si dice, ” si vede l’albero, ma non la foresta “. E così è stato per la Terra prima che condividessimo con gli astronauti l’emozione procurata dalla straordinaria immagine del nostro pianeta: l’impeccabile sfera che segna la divisione tra il passato e il presente. Questo dono, la possibilità di osservare la Terra da lontano, ci apre gli occhi, costringendoci ad affrontare in modo nuovo, e cioè ” dall’alto in basso “, la biologia planetaria. Tradizionalmente, quando doveva affrontare la Terra nel suo complesso, la biologia era sempre stata costretta a procedere ” dal basso in alto “, a causa della dimensione stessa della Terra, enorme rispetto a quella degli oggetti a noi noti. Le due impostazione sono complementari. Nello studio di un microbo, di un animale o di una pianta, la visione fisiologica, dall’alto in basso, della vita come sistema complessivo si integra armoniosamente con la visione dal basso in alto che nasce dalla biologia molecolare: la vita come mosaico costituito da un immenso numero di tessere ultramicroscopiche.

Quello con la sua misteriosa interlocutrice diverrà infatti, per chi scrive, l’incontro con una se stessa potenziale, archetipica (e angelica, appunto) in grado di rispondere a tutte le sue domande.
Superando le superstizioni oscurantiste, i pregiudizi religiosi e la melassa New Age, questo libro, profondamente ispirato, inaugura una nuova spiritualità della terra, che proietta il lettore in quella che la narratrice chiama We-Age, l’Epoca del Noi, nella quale l’umano viene finalmente celebrato nel suo limite valicabile.

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