
E’ la sfida di un nuovo umanesimo planetario, generato da una “cultura della complessità” che deve diventare cultura dell’educazione libera e aperta, della condivisione delle responsabilità e delle conoscenze, della democrazia intesa come progettazione solidale e globale. La sfida della complessità induce, infatti, a ridisegnare profondamente i contorni dell’etica, dell’educazione, della politica, vale a dire, più in generale, delle attività essenziali alla formazione dell’umano, così come è emerso nel corso della sua evoluzione e della sua storia.
Il cambiamento e l’innovazione di questi ambiti dell’attività umana alla luce del paradigma della complessità costituiscono un impossibile possibile, un’utopia realistica. Si possono sempre aprire brecce nei vincoli che si oppongono al cambiamento e che ne modifichino la logica coercitiva. Allo stesso modo, la vita è riuscita a emergere sulla Terra quando sono emersi nuovi principi di organizzazione che hanno scavalcato i vincoli dell’organizzazione fisico-chimica che fino a quel momento la rendevano impossibile.
Il curare rimanda all'”anello ricorsivo” tra cura di sè, cura degli altri e cura del mondo e fra autonomia soggettiva e autonomia sociale. La proccupazione costante per i mezzi necessari a conservare la vita, a farla fiorire e a rimarginare le ferite non può condurre a una chiusura egoistica. Il nostro nascere inadatti alla vita, la nostra incompiutezza e “apertura” si accompagnano al carattere di esseri intimamente relazionali, a un “con-esserci” che obbliga l’aver cura a qualificarsi non solo come cura di sè, ma anche come cura per gli altri e per il mondo. Senza cura di sè non c’è possibilità di cura per l’altro, così come il gesto etico di cura per l’altro è essenziale per trovare la propria umanità.
L’educare s’impernia sull’insegnamento della capacitàdi apprendere e di collegare conoscenze, di distinguere e articolare logiche differenti, di promuovere l’attitudine della mente umana a contestualizzare e a globalizzare, concependo i confini tra le discipline non più come confini lineari di netta separazione, ma piuttosto come aree di interazione, spazi intermedi dove nascono i problemi più interessanti, gli approcci più originali. La scuola, in particolare, deve raccogliere oggi la sfida di insegnare la nuova condizione umana nel tempo della globalizzazione. In questa prospettiva, deve insegnare a concepire l’unità nella diversità umana e la diversità nell’unità umana, aiutare l’individuo a percepirsi come identità multipla aiutandolo nel contempo a percepire gli altri individui come identità altrettanto multiple. Inoltre la scuola non è solo luogo di “istruzione”: è un luogo di cura dell’anima , di socialità, di esercizio all’attenzione di sviluppo vocazionale, di fioritura della personalità neò rapporto solidale con gli altri, di dialogo tra generazioni, di ibridazioni di culture, esperienze, valori, di viatico alla vita personale e civile.
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Il governare è più in generale il dirigere, in condizioni di incertezza e in situazioni complesse, comportano, infine, l’adozione non di un programma, ma di una strategia intesa come un processo di adattamento permanente a una realtà evolutiva, mai totalmente anticipabile o controllabile. Viviamo in un tempo in cui non sono immaginabili la completezza nella conoscenza e nella comprensione e in cui ogni decisione è una scommessa. Viviamo in un tempo che ci obbliga a imparare nell’azione, senza più la certezza di saper prima dell’azione. Saranno il desiderio riacceso per l’avvenire, il risveglio della volontà di libertà, la forza di amare il mondo umano, così come il coraggio di resistere alla sua crudeltà inestirpabile, a sostenere queste attività.
la coscienza della complessità ci conduce ad abbandonare l’illusione di comprendere il mondo in tutti i suoi ingranaggi, come se fosse un orologio meccanico. Noi possiamo confidare nella bussola del “pensiero complesso” per navigare nell’oceano della mondializzazione e per piantare nuove radici, tessere nuove e più dende solidarietà, anzi, una nuova “comunità di destino”, articolata attraverso la ricomposizione inventiva di unità molteplici su scala globale e planetaria. ( dalle ultime pagine di: Abitare la complessità di Mauro Ceruti e Francesco Bellusci )
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